“IL VALORE DELLA MUSICA NEL PROCESSO DI CRESCITA DELL’INDIVIDUO”

La musica svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo globale dell’individuo: l’ascolto attivo e la pratica musicale sono di stimolo per le funzioni cognitive del bambino, quelle funzioni cioè che permettono i processi di conoscenza della realtà.
La musica agisce sugli stati d’animo più profondi e sulle emozioni, è nutrimento della mente e dello spirito, ma anche divertimento, gioco, stimolo per sviluppare le potenzialità espressive e creative della persona.

Vera e propria forma di comunicazione, la musica entra in gioco da subito nella vita del bambino e gli permette di interagire con gli altri e con l’ambiente. La qualità dell’ambiente musicale in cui il bambino cresce incide profondamente sulle capacità di capire, di apprendere e di amare la musica.

ATTRAVERSO LA MUSICA IL BAMBINO:

  • sviluppa le proprie capacità di ascolto e di osservazione dell’ambiente sonoro;
  • impara ad esprimere idee ed emozioni;
  • matura le proprie capacità immaginative e creative;
  • sviluppa la capacità di comunicare;
  • costruisce un senso estetico personale e buone capacità critiche;

Fare musica è una vera e propria “terapia” per quanto enunciato e per molti altri aspetti che emergono dagli studi più recenti. Privare i bambini ed i ragazzi di una buona frequentazione – formazione al linguaggio musicale significa negare loro la possibilità di uno sviluppo più armonioso con tanti corollari. Suonare uno strumento musicale sin da piccoli è importantissimo per lo sviluppo cognitivo:

  • Migliora il linguaggio
  • Migliora la capacità di lettura
  • Rafforza il ragionamento matematico
  • Rallenta l’invecchiamento cerebrale
  • Rafforza la memoria
  • Aiuta a gestire l’ansia

Uno studio tedesco del 2013 ha messo in evidenza l’importanza di studiare musica :
“Questo studio esamina come l’allenamento musicale a lungo termine durante l’infanzia e la giovinezza influisce sullo sviluppo di abilità cognitive, sui voti scolastici, sulla personalità, uso del tempo e ambizione, usando i dati del Pannello socio-economico tedesco (SOEP). I nostri risultati suggeriscono che gli adolescenti con training musicale hanno migliori abilità cognitive e voti scolastici e sono più coscienziosi, aperti e ambiziosi. Questi effetti non differiscono per stato socio-economico. La musica migliora le capacità cognitive e non cognitive più del doppio di sport, teatro o danza” leggere qui

– Migliora la capacità di lettura. Tra i molti studi che hanno dimostrato un legame tra i processi musicali e quelli linguistici è quello della Northwestern University che dimostra come le abilità alla base dell’apprendimento del linguaggio ( consapevolezza fonologica, percezione dei suoni, memoria uditiva, percezione ritmica e capacità di apprendere modelli sonori ) siano tutte rafforzate dal training musicale. maggiori info

– Rafforza il ragionamento matematico

Come le relazioni matematiche determinano gli intervalli nelle scale musicali, la disposizione delle chiavi e le suddivisioni dell’andamento ritmico, così la musica è di natura profondamente matematica. I bambini che hanno una formazione-training musicale di buona qualità tendono ad avere migliori risultati anche in matematica.

– Migliori voti scolastici

Tra gli altri, uno studio canadese di L.Perlosky della Harvard University ( leggi qui ) ed uno americano di C.Johnson dell’Univerità del Kansas che ha rilevato che “ le scuole elementari con programmi di educazione musicale di alta qualità hanno ottenuto un punteggio superiore del 22% nella lingua e del 20% in matematica rispetto alle scuole con programmi musicali di bassa qualità” leggi qui

– Migliora il linguaggio e velocizza l’apprendimento delle lingue

I bambini che iniziano a studiare musica presto, sviluppano abilità linguistiche più forti. Sviluppano vocaboli più complessi e una comprensione più articolata della grammatica .

Questi benefici non hanno solo un impatto sull’apprendimento della prima lingua, ma anche delle lingue straniere. Leggi qui

– Sviluppa le abilità sensomotorie e contrasta l’invecchiamento

Da uno studio di C.Y.Wan e G.Schlaug del Dipartimento di Neurologia della Harvard Medical School “Suonare uno strumento musicale è un’esperienza intensa, multisensoriale e motoria che di solito inizia in tenera età e richiede l’acquisizione e il mantenimento di una gamma di abilità nel corso della vita di un musicista. Pertanto, i musicisti offrono un eccellente modello umano per studiare gli effetti cerebrali dell’acquisizione di abilità sensomotorie specializzate. Ad esempio, i musicisti imparano e praticano ripetutamente l’associazione di azioni motorie con specifici modelli sonori e visivi (notazione musicale) mentre ricevono un feedback multisensoriale continuo. Questa associazione di apprendimento può rafforzare le connessioni tra regioni uditive e motorie (ad es. Fascicolo arcuato) mentre si attivano le regioni di integrazione multimodale (ad es. Attorno al solco intraparietale). Sosteniamo che l’addestramento di questa rete neurale può produrre effetti cross-modali su altre operazioni comportamentali o cognitive che si basano su questa rete. La plasticità in questa rete può spiegare alcuni dei miglioramenti sensomotori e cognitivi che sono stati associati con l’allenamento musicale. Questi miglioramenti suggeriscono il potenziale del fare musica come trattamento o intervento interattivo per i disturbi neurologici e dello sviluppo, così come quelli associati al normale invecchiamento”.

– Sviluppa più forti connessioni nel cervello dei bambini

Uno studio dalla Concordia University di Montreal ( leggi qui ) fornisce una forte evidenza che gli anni tra i sei e gli otto sono un “periodo sensibile” quando l’allenamento musicale interagisce con il normale sviluppo cerebrale per produrre cambiamenti duraturi nelle capacità motorie e nella struttura del cervello. “Imparare a suonare uno strumento richiede la coordinazione tra le mani e con stimoli visivi o uditivi”, “Praticare uno strumento prima dei sette anni aumenta la normale maturazione delle connessioni tra le regioni motorie e sensoriali del cervello, creando una struttura su cui costruire un allenamento continuo”.

Suonare uno strumento musicale richiede alti livelli di destrezza e accuratezza delle dita. Esercitarsi con uno strumento sviluppa la corteccia motoria e i benefici si estendono a diverse abilità anche non musicali.

– Aumenta la memoria a breve e a lungo termine

Suonare richiede un grande sforzo di memorizzazione: più ci si esercita con uno strumento più la memoria a breve termine si rafforza. Uno studio del 2013 ha rilevato che la pratica musicale sviluppa le capacità mnemoniche dei musicisti, la velocità di elaborazione e le loro capacità di ragionamento (leggi qui). L’allenamento musicale può anche influire sulla memoria a lungo termine, specialmente nel campo visivo. Questa accresciuta sensibilità mnemonico visiva deriva dall’analisi di spartiti musicali complessi. Cfr. anche lo studio del 2017 di F.Talamini, G.Altoè, M.Grassi, G.Carretti dell’Università di Padova ( leggi qui )

– Migliora l’attenzione e la capacità di controllo delle emozioni

Uno studio del 2014 dell’Università del Vermont ha analizzato le scansioni cerebrali di musicisti dai 6 ai 18 anni rilevando un importante ispessimento della corteccia cerebrale nelle aree collegate con l’aggressività, la depressione, la capacità dell’attenzione ed ha concluso che con la pratica musicale si è accelerata l’organizzazione corticale nelle aree deputate alla capacità di attenzione ed al controllo delle emozioni e dell’ansia (leggi qui)

– Migliora la creatività

Il training musicale migliora anche la comunicazione tra emisfero destro e sinistro del cervello e grazie a questo collegamento i musicisti ottengono risultati migliori nei test di pensiero divergente, presentando un numero maggiore di modi nuovi e inaspettati di combinare le informazioni. Un ulteriore studio del 2008 del Dipartimento di Psicologia della Vanderbilt University – Nashville (leggi qui) dimostra una maggiore creatività nei musicisti, che mostravano anche maggiore abilità verbale e personalità schizotipica, ma il loro pensiero divergente migliorato rimaneva robusto dopo la co-variazione di questi due fattori. Con un secondo esperimento la NIRS (spettroscopia vicina all’infrarosso) ha mostrato una maggiore attività frontale bilaterale nei musicisti durante il pensiero divergente rispetto ai non musicisti. Nel complesso, questi risultati suggeriscono che gli individui creativi sono caratterizzati da un maggiore pensiero divergente, supportato da una maggiore attività corticale frontale.

 

LA MUSICA COME COLLANTE DELLE RELAZIONI SOCIALI

Nei laboratori tenuti nelle scuole dell’infanzia, anche in classi davvero difficili, la musica ha aiutato a trovare un punto di incontro tra i bambini, perché semplicemente è un mezzo espressivo che abbatte le differenze, unisce e diventa un luogo fertile per sensibilizzare e per lasciare libera la creatività.

Educare i bambini alla musica e fare musica insieme, anche come collante sociale. Possiamo ammirare e tenere in esempio un grande progetto articolato e già collaudato in quaranta anni di esperienza, quello de El Sistema dei Cori e delle Orchestre fondato dal Maestro Abreu in Venezuela (divulgato in Italia dal M° Claudio Abbado), che oltretutto mette in relazione i ragazzi di gruppi locali con altri regionali, nazionali ed internazionali : la “musica insieme” è in grado di demolire tutte le barriere sociali e culturali. Come afferma Abreu “promuovere la pratica collettiva della musica è un mezzo per favorire l’organizzazione e lo sviluppo della comunità”.

La musica non deve essere privilegio di pochi, ma diventare patrimonio di tutti !

(1) Un articolo interessantissimo pubblicato su Nature Neuroscience firmato da Valerie Salimpoor (dottoranda di Robert Zatorre) e colleghi ci racconta uno studio, (riportando nel dettaglio gli esperimenti fatti e i risultati ottenuti) che dimostra che un piacere astratto, di tipo estetico, apparentemente non necessario per la sopravvivenza dell’individuo, come la musica appunto, ha un impatto profondo sul cervello, tale da indurre il rilascio nello striato di dopamina , un neurotrasmettitore cruciale sia per le esperienze affettive positive che per la memorizzazione a breve termine delle informazioni